In una ferramenta del terzo millennio,
come in un borgo d’altri tempi,
storie di cavalieri di dame e di scudieri,
profumo di bottega
d’artigiani e pittori
ed odore d’olio di lino,
di pece e fumo di stufa.
Sistemate sullo scaffale
bullette color bronzo rinascimentale,
cerniere salice a scomparsa,
anuba barocco.
Nomi che ritornano
oggetti
che hanno dentro un mondo
e così la parola salice
mi riporta al vetusto tronco
le cui piangenti chiome
“ombra facean ai cavalli
nello slargo d’un castello”.
E cosa dire dei pennelli a ventaglio,
degli stucchi veneziani,
delle chiavi inglesi:
come non pensare a quel don Juan
ospite di una cortigiana
nel palco d’un teatro del settecento?
E dici niente
delle lame per sega vichinghe
trasportate sul Brembo
da colorati Knorr
per essere vendute
ad aitanti moderni taglialegna
che nulla hanno da invidiare
agli uomini normanni?
( spazio libero per sorridere)
Potrei continuare,
ma qui m’arresto
che lungo sarebbe
descrivervi il resto.