Il Cacciavite Edizioni
Perouges
(smArt Opificina Pittorica)
Nunzia Busi
Avete mai sentito nominare il borgo di Pérouges?
Vi ricorda forse la nostra bella città di Perugia?
I nomi sono simili, ma probabilmente Pérouges deriva il suo nome dalla contrazione di Pierres Rouges e non da Asterix che tornando dall’Italia ed avendo mangiato del buon cioccolato a Perugia, volle nominare il bellissimo borgo medievale di Pérouges appunto come il bacio perugina offertogli da una bella donna della città Umbra … sotto gli occhi invidiosissimi e golosissimi di Obelix.
Inoltre, così narra una leggenda assolutamente medievalmetropolitana, sulla cartina del bacio perugina era scritto: “scriverò il tuo nome, amore, sopra una pietra rossa” … che dolcissime dicerie…
Comunque il nome Perouges suona bene ed è un magnifico villaggio medievale nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, dipartimento dell’Ain, sulla strada per Lione. E qui vorrete subito saper come mai Ain! Anch’io l’ho voluto sapere subito come mai Ain: chiaramente è il fiume Ain che ha dato il nome alla zona. Ma perché Ain? E’ un toponimo celtico, un idromeno…ain !?… il vero significato della parola non lo conosco.
Ritorniamo a Pérouges, l’un des plus beaux villages de France, anzi andiamoci!
Il motivo per andarci è quello che vedete nella locandina sotto e cioè un festival degli autori ed autrici a cui una signora di nostra conoscenza, una certa Busi, è stata invitata come ospite “d’onore” e noi, al seguito come giornalisti, al fine di scrivere un articolo per il giornale La Brembania. Così ci siamo messi in auto (attenzione, uso un plurale maiestatis per tenere un attimo di distanza dall’evento, in realtà sono uno e non uno e trino) dicevo, ci siamo messi in auto con questa Nunzia, suo marito Giovanni ed un loro ospite, Silvio, settantenne presidente della Commissione Biblioteca del Comune d’origine di Claude Louis. Scusate: Claude Louis è il responsabile del Festival, nonché autore lui stesso, poeta, ex Presidente dell’Ufficio Comunale delle Feste e della Cultura di Pérouges, nonché tutto fare nell’ambito sociale di questo antico borgo.
La storia è iniziata l’estate scorsa quando Claude Louis, essendo ritornato al suo paese d’origine e cioè ad Ascensione, ( per essere precisi Costa Serina di cui Ascensione è appunto una frazione …dunque… dovete arrivare a Bergamo, prendere per la Val Brembana poi per la Val Serina ed eccovi al paese di Agostino, emigrante in Francia, padre di Claude Louis ecc. ecc.), quindi dicevamo, Claude Louis colse appunto l’occasione per presentare presso la biblioteca il libro che avrebbe pubblicato di lì a poco e cioè : “ Le soleil des perdants”, una serie di racconti ambientati negli anni cinquanta, ognuno col titolo di un nome di persona, Egidio, Pietro, Domenico, Barnabò, Agostino, Anna e Antonio. Alla presentazione fu ammessa anche Nunzia con il suo libro “di Meraviglia” e così fecero amicizia, e così fu invitata in Francia, questo per farla breve.
(Non solo, vi accenno che il titolo del libro di Claude Louis richiama quello di Jean Claude Izzo ed Izzo richiama Fabio Montale e Fabio Montale richiama Callelongue e Callelongue Marseille e Marseille Nunzia la quale adora il sud francese e conosce bene Marsiglia e ci va quando può e vuole andare ad abitare in Provenza…amen).
Nunzia e Giovanni parlano francese, io poco, ma posso farcela. Silvio per nulla.
Dove eravamo?
A Bergamo, autostrada per Milano, direzione Monte Bianco.
Sono entusiasta di fare il traforo del Bianco, undici kilometri nella pancia di una delle montagne più belle e misteriose del mondo, emozionante!
In auto siamo allietati dai racconti di Silvio, tarantino esportato in Brembania; dal suo impegno sociale nel paese dove oggi risiede ai ricordi d’infanzia e non solo, Silvio ci intrattiene piacevolmente ed è interessante ascoltarlo.
Ci avviciniamo al Monte Bianco, la giornata è splendida, lo possiamo osservare in tutta la sua maestà, il re delle Alpi!
Giovanni ci indica i luoghi da lui scalati ai tempi che si dedicava allo sci alpino, accidenti, fin là sei arrivato? Nunzia racconta poi di quel medico cardiologo all’ospedale di Lecco caduto lo scorso anno in un crepaccio sul Bianco e finora non trovato. Chissà quando il suo corpo riapparirà.
Il traforo del Bianco si attraversa in un quarto d’ora, pagando il pedaggio, noi facciamo andata ritorno, oggi è sabato, rientriamo lunedì. L’Aiguille du Midi sta sopra di noi.
La galleria è molto illuminata, si procede lentamente, massimo settanta, minimo cinquanta; è necessario tenere una certa distanza di sicurezza segnalata da luci blu entro cui ogni automezzo deve rimanere. La Busi se ne esce dicendo che lungo le pareti avrebbero dovuto appendere le fotografie di tutti coloro che hanno contribuito allo scavo ed alla realizzazione del tunnel. Poi aggiunge che le foto dovrebbero essere non soltanto dei morti in incidenti durante i lavori, che ce ne saranno stati di sicuro, ma anche degli ingegneri, dei geologi e di tutti quelli che hanno contribuito. (Un’idea, tutte le foto sotto plexiglass con nome e cognome e data di nascita, così mentre uno guarda le foto tampona quello davanti e via via fino alla fine del traforo! Normali, è risaputo, gli artisti non sono! Sono perplesso: dovrò mettere nel mio articolo che questa Busi ha delle idee stravaganti? O no? Vedremo, intanto prendo qualche appunto…)
“Siamo fuori dal tunnel…nel…nel…siamo fuori dal tunnel…nel…nel” ed eccoci a discendere nella Valle dell’Arve: che bei boschi di pini, che verde lussureggiante e che belle case style alpino, con terrazzi di legno e gli ultimi gerani. Eravamo a Courmayeur in Alta Valle d’Aosta, ora siamo a Chamonix in Alta Savoia! Affascinante la funivia dei ghiacciai che collega le due stazioni sciistiche, chissà se la prenderò mai.
Siamo a poca distanza da Ginevra che è Svizzera ma anche un po’ Francia: qui il lago Lemano, conosciuto dai più come lago di Ginevra, confluisce nel Rodano. Tipico lago subalpino di origine glaciale, ma che non ha ghiacciato i rapporti tra Francia e Svizzera, visto il via vai di gente che giunge in Francia a fare la spesa, essendo la città di Ginevra notoriamente molto cara.
Procediamo, sempre en bavardant, verso Lione. Ecco segnalato il villaggio di Pérouges che già avevamo adocchiato in lontananza, adagiato su una collina.
Claude Louis ci viene incontro e ci accompagna a casa sua, proprio all’inizio del paese, nascosta nel verde. Silvio sarà ospite suo, mentre noi andremo presso due suoi cari amici in un paese qui vicino a Bourg Saint Christophe. La casa di Claude Louis e di sua moglie Cathy, è un’accogliente casa di campagna che alla Busi ha ricordato un certo luogo di nome Varages nel Verdon dove soggiornarono con i loro figlioli.
Tutti insieme facciamo subito un giretto per visitare il borgo mantenuto in buonissimo stato: passiamo attraverso un antico portale, non ci sono mura che contornano il paese, le vie sono di sassi arrotondati e ben levigati dalla moltitudine di gente che li ha calpestati in centinaia di anni. Le case di pietra risalgono sì al periodo medievale, ma con ritocchi durante il periodo Napoleonico, comunque bellissima la grande piazza e ovunque segni del tempo come l’antico torchio, il mulino, il lavatoio. La casa dove si terrà l’incontro con gli autori è detta Mac: maison des arts contemporaines ed è un’antica dimora su tre piani e un seminterrato.
“Fa sognare girovagare fra queste pietre centenarie”, dicono Nunzia e Giovanni a cui il luogo piace molto. Silvio poi, è entusiasta di questo viaggio che pensava di mai riuscire a realizzare. Anch’io apprezzo molto il villaggio e dovrò metterlo ben a fuoco nel mio articolo.
La Busi acquista, in una panetteria vecchi tempi, una galette tipica di Pérouges e delle baguettes al formaggio da portare ai suoi figli che però non ne saranno entusiasti perché il formaggio è di capra e secondo loro il confronto con le baguettes che acquistavano a Sanary non tiene proprio.
(I figli. Io non ne ho, ma dev’essere complicato cercare di capirne i caratteri, oggi poi, viziatelli come sono. Mi sa che qui, nel medioevo, in quella casa lì, per esempio, non stavano tanto a guardare gli ingredienti del loro pasto.)
Verso sera, Claude Louis ci accompagna dai suoi amici Regis e Nicole. La loro casa è lunga e stretta, molto particolare; il soggiorno si affaccia su un bel giardino; più lontano si vede l’orto, un po’ in salita; è evidente che i signori che ci ospitano sono appassionati di giardinaggio. Insieme a Claude Louis e sua moglie stanno realizzando anche un giardino e orto medievale adiacente alla Casa Comune che è in fase di restauro: hanno piantato erbe e fiori del periodo delimitati da tronchi di legno come delle aiuole ed ogni giorno intervengono con qualche aggiustamento. Davvero una magnifica idea, così il borgo medievale sarà ancora più affascinante!
L’accoglienza Di Regis e Nicole è magnifica, persone gentilissime, mostrano a Nunzia e Giovanni la loro stanza in fondo al piano rialzato, mentre io starò in una stanzetta adiacente.
A cena si ritornerà tutti insieme da Claude e Cathi dove gusteremo una fantastica pierrade con altri due amici, Dominique e Gilberto Greco; proprio una compagnia simpatica, pare siano un bel gruppo e che si ritrovino spesso per un motivo o per l’altro. In particolare organizzano dei corsi di italiano, di cultura italiana ed attualmente, Claude tiene anche lezioni di spagnolo: la sua figliola ha soggiornato parecchio in Cile ed in Spagna e per entrare all’università a Barcellona, ci racconta Claude, ha dovuto fare l’esame di catalano aiutata dal padre poliglotta... Anais, ora che vive non so più dove, ha lasciato a casa dei suoi uno splendido gatto dal nome cileno Tiruà.
Régis Ion Bernardon, così si chiama l’amico di Claude che ci ospita, è insegnante di Storia e Geografia in un liceo, ancora un anno e sarà in pensione come lo è già la sua compagna Nicole. Troviamo subito un grande feeling perché anche loro amanti della montagna, soprattutto Giovanni è interessato alle loro camminate in giro per il mondo. Sono già stati un paio di volte in Tibet e ci torneranno, senza contare i viaggi in lungo ed in largo in Francia avendo Nicole vari fratelli ai quattro venti. Nicole entusiasma la Busi parlando della Bretagna, sua regione d’origine e allez che si scambiano i pareri sulle crèpes bretonnes avec le beurre salé ed altri ingredienti. Giovanni ricorda la ricerca a Parigi della créperie bretonne e pure ad Amsterdam, senza dire in Corsica: a Bastia avevano un appuntamento fisso in una di queste creperie per la cena prima del rientro in Italia con il traghetto notturno per Savona.
(Mi rendo conto che la Busi ha delle fisse: Corsica, sud francese…logorroica e fissata…)
Régis è invece piemontese, di Piedicavallo, alta val del Cervo vicino a Biella e parla bene italiano anche se la conversazione si tiene in soprattutto in francese.
I signori Bernardon ci raccontano della loro passione per l’orto, dove piantano ortaggi di vario genere fra un tipo di fiore e l’altro.
Nei due giorni che abbiamo trascorso presso di loro, ci hanno offerto delle invitanti colazioni, con marmellate di loro produzione, baguettes squisite e assaggi vari di the. In più, in camera, ci hanno fatto trovare alcuni libri, fumetti ed altro.
Nunzia, a colazione, ci dice di aver scorso un magnifico libro fotografico appoggiato in bella mostra sul comò della stanza: dedicato ad Albert Camus! Splendido, con magnifiche fotografie, ripercorre tutta la vita dello scrittore drammaturgo francese-algerino, la seconda moglie Francine che gli resterà sempre accanto, il premio Nobel nel 57 fino alla morte in un grave incidente stradale nel 1960. Che affascinante scrittore!
Io vorrei chiedere una cosa in particolare: venendo a Bourg si vedono in lontananza certe nuvole che paiono salire dalla terra, in realtà io ho già capito che si tratta di una centrale nucleare, lì, a trenta kilometri neanche. (Nunzia pensava fosse una fabbrica di nuvole, lei, la poeta.)
In Italia non siamo abituati a queste visioni, ma in Francia ce ne sono una sessantina, non tutte in attività; merito del nucleare se in Francia l’elettricità costa pochissimo, così dicono. (In realtà Claude sostiene che non sia per nulla così, anzi, l’elettricità si paga molto cara anche in Francia). A me fa un certo effetto essere qui, a pochi kilometri da una centrale evidentemente attiva, viste le nubi di vapore che si vedono in lontananza. Il giorno dopo, nell’incontro con gli autori, verrà presentato un libro: “Bugey N°5 …mon désamour…” che la Busi acquisterà appunto dallo scrittore militante antinucleare Jean Pierre Collet. Io non voglio allargarmi su questo argomento che proprio non conosco scientificamente. Ho solo un ricordo dell’esplosione a Cernobyl e di come noi girassimo per i prati in Italia con il rilevatore di radioattività. Non si può dire che le centrali nucleari non siano pericolose, ma l’uomo ha un enorme fabbisogno di energia. Enorme? Fabbisogno?
Voglio documentarmi prima di scrivere cose inesatte; leggerò il libro che mi passerà la Busi, di questo Collet che le ha fatto questa dedica: en espérant que cet opus un peu litteraire et beaucoup militant te donnera espoir et envie…Encré de croire q’un futur est encore possible… Bien amicalement, Jean Pierre” le 8.10.2017.
La domenica otto ottobre appunto, ci rechiamo presso la Mac : già sono allestiti i tavoli dove prenderanno posto gli autori. Per avere il proprio posto si tira a sorte. Alcuni a piano terra, altri al piano inferiore. Certamente quelli nel seminterrato sono un poco penalizzati, anche la Busi che poi riesce ad avere un posto di sopra. Forse per il prossimo anno bisognerà fare in modo che siano tutti al piano terra, anche perché il pubblico si ferma appena entra e non pensa di girare sopra e sotto.
Gira gente di età varia. Ci si saluta amichevolmente.
Ognuno espone sul tavolo i propri libri.
La Busi ha portato delle fotocopie di quello che leggerà, un po’ in francese ed un po' in italiano; inoltre qualche copia del libro “di Meraviglia” che pensa di regalare come segno di ringraziamento. Un signore anziano, ex professore di latino di Claude Louis, la ringrazierà infinitamente del libro che vuole regalare a sua figlia “sage-femme”, ostetrica, in un ospedale a Lione.
L’incontro fra gli autori, circa diciannove persone, ma alcuni risultano assenti, ha inizio verso le dieci e trenta.
Sylvie Delom, autrice di testi per bambini, catalizza l’attenzione lanciando richiami con la sua voce squillante di araldo improvvisato. “Oyez, allez, on comence les lectures…approchez approchez…” Ci racconterà poi d’essere cantante negli spettacoli teatrali da lei ideati.
Quindi, oyez oyez, approchez approchez…
Ogni autore legge degli estratti dal proprio libro. Ognuno si mette in ascolto dell’altro.
Verso la una si sale tutti all’ultimo piano dove è stato preparato un davvero invitante buffet.
Si riprende verso le 14.30: “olé olé, nouvelle lecture…” di nuovo la Delom grida l’annuncio…
Sta a Nunzia leggere e Claude Louis, per rompere il ghiaccio, legge con lei un testo in forma di poesia. Un po' emozionata la Busi, conclude bene la sua lettura con il racconto “Una preziosa nullità.”
Tra il pubblico c’è anche una pittrice di cui Nunzia ha fatto conoscenza in Italia: si tratta di Patricia Marmier che esporrà a Lione nei prossimi giorni. La sua pittura assomiglia molto a quella della Busi. Un libro di Claude Louis è illustrato da questa pittrice interessante.
Ma in quanti siamo a scrivere e dipingere?
Perché scriviamo? Perché dipingiamo? Eh, mi ci metto anch’io fra gli scrittori, anche se sono un semplice giornalista della Brembania…Giro le domande alla Busi:
“Siamo umani e certi umani scrivono e dipingono. Forse è solo una questione di DNA o di prevalenza di un certo emisfero cerebrale o di nascita sotto il segno della Bilancia e non del Capricorno, ma che importanza ha. Uno scrive e dipinge perché gli piace farlo e perché con questi atti tipicamente umani allieva la sua sofferenza di vivere. Alcuni umani trascorrono la loro esistenza in altri pessimi modi…tre categorie di persone al mondo: chi ciaa , chi desciaa e chi resta ciaat… Gli scrittori ed i pittori fanno parte di coloro che aprono… anche se a volte restano “chiavati” per la loro ingenuità…”
Risponde bene alla domanda uno degli autori presenti: Daniel Pelardy che legge a due voci un suo testo: “J’écris…” J’écris parce que, parce que, parce que…
J’écris et je peindre parce qu j’en ai envie…afferma la Busi. E questo è quanto.
Claude Louis legge ora un estratto dal suo libro ed anche una poesia dedicata a dedicata a Pérouges…qui recoit d’abord au centre puis on decouvre ses abords…
Di nuovo Pelardy legge un suo testo e regala il libro a l’italienne che ci ha fatto il piacere di partecipare alla manifestazione: “en la remerciant pour sa confiance a priori, en espérant q’elle appreciera ce petit chemin de vie…cordialement.
Merci, merci.
La Busi avrà anche due libri di Claude Louis…un peu de poésie dans ce monde de brutes…
Altra autrice molto simpatica è Georgette Bonnier che presenta un libro: “le jour où je serai reine” che è il monologo di una certa Rita, nata in Italia, vicino a Padova. Ci racconta la sua vita in un flusso di coscienza che procede senza punteggiatura…une belle voiture rouge des fleurs je serait la reine un vraie reine…
Nel pomeriggio arriva anche Philippe che vive ad una cinquantina di kilometri da Pérouges: con l’immancabile macchina fotografica, fissa alcuni momenti del pomeriggio letterario; anche la sua famiglia è originaria di Ascensione dove egli ama spesso ritornare; scrive racconti Philippe e s’interessa di storia locale.
La giornata è sul finire. L’esperienza è stata bella, anche Claude Louis è soddisfatto pur pensando già ai miglioramenti da apportare per il prossimo anno.
Torniamo verso casa. Régis e Nicole ci ospitano a cena. Partecipano altri due nuovi amici, marito e moglie: lui pare don Chisciotte della Mancia ed ha proprio portato un vino spagnolo che si chiama così.
Claude Louis invita la Busi ad esporre i suoi dipinti presso la Mac fra un paio d’anni. “Si può fare “- dice lei, ci organizzeremo.
Bella serata.
Presque finie la belle vacance litteraire!
Ci riempiono di omaggi caseari e Nicole non manca di farci omaggio di due invitanti pacchetti di crepes bretonne con un bel pezzo di burro salato.
Grazie a tutti voi.
Magnifique.
Au revoir à bientot.
Silvio, sei pronto per ritornare in Brembania?
L’indomani saremo in pista per il ritorno.
nunzia busi
ottobre 2017